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RELAZIONI MATERICHE

 

I quadri hanno la capacità di fermare il tempo. Un attimo preciso cattura le immagini e le sussurra all'osservatore.  In una strada materica, radici si muovono e si trovano. A volte si incontrano, quasi per caso. Altre invece si cercano.

Momenti di intimità e relazione, diventano sentieri materici. Segnati e scolpiti, come la vita, da parole, emozioni, gioie e dolori.

Siamo come fiori. Nasciamo, cresciamo, ci osserviamo, ci avviciniamo se portati dal vento della vita o della passione. Ma per quanto cerchiamo di sovrapporci l'uno all'atro, di penetrarci e di diventare una cosa sola, abbiamo una radice che ci ricorda la nostra completezza.

L'unione è nel passaggio.

La condivisione è nelle tracce emozionali lasciate nella resina.

E ascoltando il vento che sussurra storie  che ci appartengono, scopriamo che siamo unici, ma non soli. Facciamo parte del tutto. Della materia. Dei sogni.

 

 

 

 

 

POP IDOL STUDIO

Si ama e si vende. Puttaneggia se stesso l’artista mentre lascia che il mondo parli attraverso la sua opera. Dipinge, suona o scolpisce, ma soprattutto si ferma e guarda. Si incanta cercando di scorgere quello Spirito che ha guidato il suo tratto. Il Bello, insomma. Ma il Bello in sé, non si vede mai. Hoelderlin diceva, con ragione, che l’uomo è “un segno che nulla indica”. Non si può raggiungere la verità dell’arte se non “facendola”. Resta dunque all’artista qualche certezza di cui compiacersi? Se stesso. Il medium attraverso cui lo Spirito parla. Ma se il bello non ha prezzo, l’ego mortale dell’artista invece sì. E per giunta di fascia alta. Così, mostrando le sue opere, il creativo ostenta le sue prestazioni. E se , come speriamo, il sesso non è soltanto un modo di (ri)produrre, allora anche l’artista è “un ragazzo di vita”, che vende amore nella sua forma più alta.

La ricerca di Veneziani ha portato alla luce ambiguità e paradossi dello show-biz, della moda, della società dell’apparire e dell’apparenza, raccontando di questo mondo la scena e il retroscena e svelandone attori e “protagonisti nascosti”.
I diciassette quadri della serie in mostra esibiscono, passo dopo passo, aspetti e momenti dell’evoluzione di un idolo pop, attraverso una narrazione che si snoda attorno a una sottile domanda: la star che sta nascendo è una POP IDOL oppure un POSER? Quelli che sono comunemente celebrati come idoli della pop-culture, sono in realtà vere star oppure sono replicanti, manipolati dal marketing e dalla comunicazione che ne determinano le sorti? In questo caso la vera star, il vero idolo, resta l'icona oppure diventa l'ufficio marketing che sta alle sue spalle?
L’acuto progetto di Alessandro Veneziani vuole offrire allo spettatore una visione oggettiva delle cose. Come un reality permette a chi osserva di vedere dall’esterno il succedersi degli eventi; senza possibilità di interazione, lascia che la narrazione si sviluppi secondo un canovaccio già collaudato dal pop idol precedente: lo show-biz messo in scena da Veneziani è un continuo turn-over di piatte esistenze, il cui successo è garantito non da qualità o meriti personali, ma dal succedersi delle “tappe della notorietà”, che la stampa e la tv esaltano con pungenti ed ironici servizi. Le opere stesse, di forma quadrata, simulano il rapporto dello spettatore con la televisione: un curioso addentrarsi nei momenti più intimi delle star, per scovare di volta in volta nuovi e scottanti scoop, tutti da raccontare e re-immettere nel circolo comunicativo. Il tubo catodico, ricordato dal fisico spessore dei quadri, è infatti lo strumento con il quale si compie la genealogia degli idoli contemporanei.
La mostra è un percorso temporale attraverso il quale ci si trova a confrontarsi con delle domande che lasciano dubbi e suggeriscono diversi punti di vista per districare questo complesso intreccio di estetiche, talenti, apparenze e mercati; l’artista stesso si mette in gioco, immedesimandosi nella pop idol di turno, attraverso una serie di giocosi autoritratti. L’apparire e l’esposizione ossessiva di sé sono infatti gli ingredienti di questo complesso gioco delle parti, alla fine del quale lo spettatore si ritrova inconsapevole protagonista.  
Elena Vezzoli              

 

                                             

Catalogo

Rassegna Stampa

 

 

 

Trentenni/Siamo tutti pop idol, noi figli dei reality di Alessandro Rimassa 

 

“Ognuno ha diritto ai suoi quindici minuti di celebrità”, diceva Andy Warhol. E con il trionfo dei reality show mai affermazione si rivelò più corretta. In particolare sono i 25-35enni a popolare queste trasmissioni tv che da programmi si trasformano in realtà parallela, che per qualche giorno o qualche anno cambiano la vita dei protagonisti, che miscelano realtà e fiction in una maniera talmente perfetta da diventare più reale della realtà vera e propria.  
Ma i reality-show regalano un sogno a chi vi partecipa o alla lunga si trasformano in un incubo per gli incauti protagonisti? Raccontano davvero la vita reale o le persone vengono trasformate in attori da sapienti burattinai? A queste domande risponde, in maniera ficcante, l'opera di un creativo milanese trentenne, Alessandro Veneziani, che ha appena terminato una serie di diciassette quadri di studio su una pop idol: “Oggi tutti si sentono pop idol e la televisione incoraggia il fenomeno rendendo tutto piatto e uguale – spiega Veneziani parlando del suo lavoro –. L'unica vera pop idol è sempre l'arte che come tale comunica e rimane immortale giocando con ironia sui fatti del quotidiano”. 
Veneziani ha avuto un'idea geniale: lui, con un passato televisivo alle spalle, si è trasformato in soggetto dei quadri, trasformando l'artista in oggetto dell'arte e riproducendo il suo volto in tutte le opere nel doppio ruolo di star e fan: “Oggi tutte le pop idol si assomigliano, si copiano, diventano prodotti di serie”. Ecco che così, in maniera ironica, originale e pungente si analizza, senza demonizzarlo, il tanto discusso reality-show: la collezione di Alessandro Veneziani è infatti una serie di reality-pictures che ben evidenzia come, in fondo, la star sia identica ai suoi fan, e i fan non siano altro che aspiranti star. 

 

È il meccanismo della tv di oggi, è la realtà di tanti trentenni che, anziché ricercare un successo pieno nel proprio campo e nella propria vita, preferiscono inseguire il successo effimero della televisione, senza aver nessuna esperienza né talento e mostrandosi soltanto come prodotti sotto vuoto della tv stessa. 
È, purtroppo, una realtà che sta coinvolgendo e stuzzicando sempre più persone e spargendosi come un virus in tutta la nostra società: “Perché dovrei farmi il culo e lavorare col sudore, se mi basta mostrami un po' spavaldo per diventare un idolo?”, è la domanda che si pongono molti venti-trenta-quarantenni. “Perché dovremmo lasciare le nostre poltrone a questi giovani che sono solo surrogati mediatici del nulla?”, si chiedono i vecchi uomini di potere. A entrambe le domande, la stessa risposta: perché l'Italia è piena di silenziosi trentenni che sono a tutti gli effetti donne e uomini fatti e finiti con capacità, cultura, creatività, idee, forza. Se la tv non li mostra, non significa che non esistano: fuori dal “Grande fratello” dei trentenni e dal “Porta a porta” degli uomini di potere, esiste un mondo ricco e vivo, basta guardarlo. 

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